Banca d’Italia | Sintesi della Relazione annuale sul 2024


(AGENPARL) – Roma, 30 Maggio 2025

(AGENPARL) – Fri 30 May 2025 Relazione annuale in sintesi
anno 2024
Roma, 30 maggio 2025
BANCA D’ITALIA
Relazione annuale in sintesi
Relazione annuale in sintesi
Roma, 30 maggio 2025
RELAZIONE ANNUALE SUL 2024 IN SINTESI
L’economia mondiale e le relazioni internazionali
[1] Nel 2024 la crescita globale è rimasta moderata e disomogenea. L’attività
economica si è espansa nei paesi avanzati, trainata dagli Stati Uniti; nelle economie
emergenti ha lievemente rallentato, mantenendo comunque ritmi di crescita elevati.
È proseguito il calo dell’inflazione nelle principali economie avanzate, creando le
condizioni per l’avvio di una graduale normalizzazione della politica monetaria nella
seconda metà dell’anno da parte della Banca centrale europea, della Federal Reserve e
della Bank of England. Al contrario, in Giappone il rialzo dell’inflazione ha indotto la
banca centrale ad aumentare i tassi di interesse per la prima volta da quasi due decenni.
Tra i principali paesi emergenti, Brasile e Turchia hanno mantenuto politiche monetarie
restrittive per contrastare un’inflazione ancora elevata, mentre in Cina, nonostante le
diverse misure espansive adottate dalla banca centrale, la dinamica dei prezzi è rimasta
molto debole, con un’inflazione al consumo intorno allo zero dagli inizi del 2023.
Nei primi mesi del 2025 il forte aumento dell’incertezza sulle politiche commerciali
e sul futuro delle relazioni internazionali, legato all’orientamento di maggior chiusura
da parte della nuova amministrazione statunitense, ha intaccato le prospettive di crescita
dell’economia globale per l’anno in corso. L’annuncio, lo scorso 2 aprile, di dazi sulle
importazioni negli Stati Uniti superiori alle attese ha innescato un calo degli indici
azionari e vendite di titoli del Tesoro statunitense. I mercati azionari hanno tuttavia
recuperato le perdite grazie alla sospensione per 90 giorni di alcune delle misure
annunciate e all’avvio delle negoziazioni con la Cina e con altri paesi; si sono invece
mantenuti elevati i tassi di interesse a lungo termine negli Stati Uniti. Questi andamenti,
e il contestuale deprezzamento del dollaro, rivelano le preoccupazioni dei mercati
per le conseguenze di un esteso e prolungato conflitto commerciale, oltre che per un
ulteriore peggioramento delle finanze pubbliche negli Stati Uniti. In tale congiuntura
le quotazioni dell’oro hanno toccato nuovi massimi storici, consolidandone il ruolo di
bene rifugio. L’incertezza continua a rimanere elevata anche per il susseguirsi di annunci
di nuovi dazi, sospensioni temporanee e accordi parziali da parte dell’amministrazione
statunitense.
Nel 2024 la cooperazione economica e finanziaria internazionale nelle sedi del
G7 e del G20 ha affrontato temi strategici come la crescita sostenibile, la sicurezza
energetica, la riforma delle istituzioni finanziarie internazionali e il sostegno ai paesi
più vulnerabili e altamente indebitati; i lavori si sono svolti in un contesto segnato
dalla crescente polarizzazione geopolitica e dalla pressione delle economie emergenti
per accrescere il proprio peso negli assetti multilaterali costruiti dopo la seconda guerra
mondiale. Le politiche avviate all’inizio del 2025 dall’amministrazione statunitense,
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fortemente imperniate sulla sicurezza economica nazionale, rischiano di accentuare la
tendenza alla frammentazione commerciale e di rendere più difficile un coordinamento
efficace tra blocchi di paesi con interessi divergenti.
RIQUADRO:
La situazione debitoria dei paesi poveri
L’economia e le politiche di bilancio dell’area dell’euro
[2] Nel 2024 il prodotto interno lordo dell’area dell’euro è cresciuto dello 0,9 per
cento, grazie al contributo dei consumi, sia privati sia pubblici, e delle esportazioni,
aumentate più delle importazioni. Si sono invece ridotti gli investimenti, in un
contesto caratterizzato da un ampio margine inutilizzato della capacità produttiva e da
condizioni finanziarie ancora restrittive. La dinamica dell’attività è stata moderatamente
positiva anche nei primi mesi del 2025, sostenuta sia dall’espansione dei consumi sia
dall’anticipazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti in vista dell’aumento dei dazi.
Nella media dello scorso anno l’inflazione al consumo si è più che dimezzata rispetto
al 2023, scendendo al 2,4 per cento, soprattutto per la marcata diminuzione dei prezzi
delle componenti di fondo e dei beni alimentari. Nei primi mesi del 2025 si è collocata
poco sopra il 2 per cento, riflettendo l’ulteriore, seppure graduale, attenuazione della
dinamica dei prezzi dei servizi; le previsioni degli analisti della Banca centrale europea
e degli organismi internazionali indicano che il calo dell’inflazione proseguirebbe nel
corso dell’anno.
Le condizioni dei mercati finanziari sono migliorate nel 2024 grazie all’accresciuta
fiducia nel percorso di ritorno dell’inflazione al 2 per cento e all’orientamento
progressivamente meno restrittivo della politica monetaria. Nella seconda metà
dell’anno, tuttavia, esse hanno risentito dell’incertezza politica in alcuni paesi dell’area
e dell’acuirsi delle tensioni commerciali. Dopo un ulteriore miglioramento nei primi
mesi del 2025, l’incertezza è aumentata repentinamente per l’annuncio dei nuovi dazi
da parte dell’amministrazione statunitense.
Nel 2024 il disavanzo pubblico in rapporto al prodotto nei paesi dell’area
dell’euro è diminuito di quasi mezzo punto percentuale, collocandosi al 3,1 per cento;
secondo le più recenti previsioni della Commissione europea, quest’anno sarebbe pari
al 3,2 per cento. Il peso del debito pubblico sul PIL, pari all’88,9 per cento nel 2024,
aumenterebbe nell’anno in corso di oltre un punto percentuale. Queste previsioni
tengono conto solo in parte del piano ReArm Europe/Readiness 2030, annunciato lo
scorso marzo dalla Commissione europea.
Sono proseguite le erogazioni di fondi attraverso il Dispositivo di ripresa e resilienza,
fulcro del programma Next Generation EU (NGEU): finora sono stati versati ai paesi
dell’Unione europea oltre 311 miliardi di euro, di cui 201 sotto forma di sovvenzioni.
Ad eccezione della Germania, tutti gli Stati membri della UE hanno presentato il
proprio piano strutturale di bilancio di medio termine, il documento di programmazione
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previsto dal nuovo sistema di regole europee; la maggior parte di essi ha ricevuto una
valutazione positiva dalla Commissione europea e l’approvazione dal Consiglio.
RIQUADRO:
La spesa per la difesa nei paesi della UE
La politica monetaria nell’area dell’euro
[3] Nel 2024 il grado di restrizione della politica monetaria è stato progressivamente
allentato. Tale orientamento ha riflesso una crescente fiducia da parte del Consiglio direttivo
della Banca centrale europea nella convergenza dell’inflazione verso l’obiettivo del 2 per
cento nel medio termine, in un contesto di persistente debolezza dell’attività economica.
A partire dalla riunione di giugno del 2024, il Consiglio ha disposto sette riduzioni
dei tassi di interesse ufficiali, per un totale di 175 punti base per il tasso sui depositi
presso l’Eurosistema, portandolo al 2,25 per cento lo scorso aprile. Nei primi mesi
del 2025, in un contesto di eccezionale incertezza alimentata da crescenti tensioni
commerciali, il Consiglio ha ribadito l’intenzione di mantenere un approccio guidato
dai dati per orientare le decisioni di politica monetaria, adottandole di volta in volta
senza vincolarsi a un percorso dei tassi prestabilito.
È proseguito il processo di normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema avviato
nel 2022. Vi hanno contribuito i rimborsi dei finanziamenti erogati con la terza serie
di operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Targeted Longer-Term
Refinancing Operations, TLTRO3) e la graduale riduzione dei portafogli di titoli
detenuti nell’ambito dei programmi di acquisto di attività finanziarie (Asset Purchase
Programme, APP, e Pandemic Emergency Purchase Programme, PEPP).
Nel corso dell’anno l’allentamento monetario ha favorito una graduale discesa
dei tassi di interesse privi di rischio e di quelli praticati dalle banche sui prestiti,
contribuendo a un miglioramento delle condizioni di finanziamento per imprese e
famiglie. La dinamica del credito si è progressivamente rafforzata, pur restando debole
in prospettiva storica. Tra la fine del 2024 e i primi mesi di quest’anno i tassi di interesse
privi di rischio a lungo termine sono tornati a salire in un contesto di elevata volatilità,
segnato dagli annunci di un rilevante aumento della spesa pubblica in Germania e di
nuovi dazi da parte degli Stati Uniti.
RIQUADRI:
La politica monetaria nell’area dell’euro e l’approccio guidato dai dati
Gli andamenti dei tassi di interesse nell’area dell’euro: determinanti e reattività alle
notizie macroeconomiche
La trasmissione dell’allentamento della politica monetaria nell’area dell’euro attraverso
il canale bancario
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L’economia italiana: il quadro di insieme
[4] Nel 2024 il PIL dell’Italia, valutato a prezzi concatenati e senza correzione per
le giornate lavorative, è cresciuto dello 0,7 per cento, come nel 2023 e sostanzialmente
in linea con le attese di inizio anno; all’aumento hanno contribuito in misura analoga la
domanda nazionale e quella estera netta. L’espansione dei consumi delle famiglie è rimasta
contenuta mentre si è accentuata quella della spesa delle Amministrazioni pubbliche. Gli
investimenti hanno fortemente decelerato, con un calo della componente dei macchinari
e attrezzature; di contro per le costruzioni non residenziali si è osservata una crescita alla
quale ha contribuito, nonostante i ritardi, l’attuazione dei progetti del Piano nazionale
di ripresa e resilienza (PNRR). Le importazioni sono diminuite per il secondo anno
consecutivo; le esportazioni hanno invece registrato un nuovo, moderato incremento.
Dal lato dell’offerta, il valore aggiunto è cresciuto dello 0,5 per cento; l’aumento
ha riguardato tutte le aree del Paese. L’attività ha ristagnato nell’industria in senso
stretto e ha rallentato nelle costruzioni e nei servizi a seguito, rispettivamente, del
netto ridimensionamento del sostegno connesso con gli incentivi fiscali per l’edilizia
residenziale e dell’affievolirsi dell’impulso dei comparti a elevata interazione sociale
(come turismo e ristorazione) dovuto alla forte ripresa post-pandemica.
Nel 2024 l’inflazione al consumo (IPCA) è scesa marcatamente rispetto al biennio
precedente (all’1,1 per cento), soprattutto per la riduzione dei prezzi dei beni energetici
all’inizio dell’anno, poi attenuatasi nei mesi estivi.
Nel primo trimestre del 2025 il PIL ha avuto una crescita moderata, sostenuto
dall’evoluzione ancora positiva dei consumi e della spesa per costruzioni. A fronte
di una stagnazione nei servizi, l’attività si sarebbe espansa nella manifattura;
su questo comparto, in prospettiva, potranno incidere negativamente le
politiche commerciali statunitensi. Nei primi quattro mesi l’inflazione è salita
marginalmente all’1,9 per cento, per effetto del contributo dei prezzi dei
servizi e dei beni alimentari; anche nella media della restante parte dell’anno si
manterrebbe al di sotto del 2 per cento.
RIQUADRI:
Crescita del PIL e inflazione nel 2024: le determinanti dello scostamento tra valori
realizzati e valori previsti
Le recenti evoluzioni dei divari tra Centro Nord e Mezzogiorno
L’impatto del costo dell’energia sul settore industriale
Lo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza
Le famiglie
[5] Nel 2024 in Italia il reddito disponibile delle famiglie ha continuato a
espandersi, sebbene meno che nell’anno precedente per la forte decelerazione dei redditi
da lavoro autonomo e da proprietà; si è mantenuto invece sostenuto l’andamento
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di quelli da lavoro dipendente, sospinto sia dalla dinamica dell’occupazione sia da
quella delle retribuzioni; queste ultime tuttavia, in termini reali, rimangono inferiori
ai livelli del 2021. Le misure pubbliche di sostegno hanno continuato a essere rivolte
principalmente alle famiglie a basso reddito e a quelle con figli, per le quali il rischio di
povertà è maggiore. Grazie alla marcata riduzione dell’inflazione, il potere d’acquisto
è tornato a crescere dopo la leggera contrazione del biennio precedente. È rimasto
tuttavia moderato l’incremento della spesa per consumi, frenata sia dagli incentivi
al risparmio derivanti dai livelli storicamente elevati dei tassi di interesse reali sia
dal deterioramento delle attese di disoccupazione. Secondo un approfondimento
specifico, queste ultime rifletterebbero solo in misura marginale i timori connessi
con gli impatti dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro. Il tasso di risparmio
ha ripreso ad aumentare, attestandosi su valori più alti rispetto a quelli precedenti la
pandemia.
La ricchezza netta delle famiglie, pari al valore delle attività finanziarie e di quelle
reali al netto delle passività, è cresciuta a un ritmo analogo a quello del reddito
disponibile. La ricchezza finanziaria lorda è salita, per effetto del rialzo dei prezzi delle
attività e del maggiore tasso di risparmio. È proseguita la ricomposizione del portafoglio
in favore dei titoli obbligazionari, soprattutto quelli pubblici italiani: vi hanno
contribuito in particolare le emissioni dedicate alle famiglie. Anche la ricchezza
immobiliare si è ampliata, in linea con il rafforzamento del mercato delle abitazioni. Il
rapporto fra il debito e il reddito disponibile è ulteriormente diminuito, collocandosi
su un livello molto inferiore a quello dei principali paesi dell’area dell’euro. I mutui
sono tornati a salire, sebbene in misura contenuta; la crescita dei prestiti per finalità di
consumo è risultata più sostenuta.
RIQUADRI:
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale generativa da parte delle famiglie italiane
Le attività finanziarie delle famiglie italiane nel periodo 2010-24
Le imprese
[6] Nel 2024 il valore aggiunto in Italia è aumentato moderatamente, come
nell’anno precedente. La dinamica dell’attività si è indebolita nei servizi, per il
rallentamento nei comparti a elevata interazione sociale quali le attività ricreative, e
nelle costruzioni, per il netto ridimensionamento delle agevolazioni fiscali nell’edilizia
residenziale. Nell’industria in senso stretto il valore aggiunto è rimasto stazionario,
dopo il calo nel 2023, riflettendo l’espansione nel comparto energetico e la nuova
moderata flessione nella manifattura.
Gli investimenti hanno fortemente rallentato rispetto al 2023: quelli in costruzioni
non residenziali hanno accelerato, anche per l’attuazione del PNRR, mentre quelli in
abitazioni si sono ridotti, dopo la marcata crescita sospinta dal Superbonus. La spesa per
macchinari e attrezzature è diminuita, dopo il sostenuto incremento del quadriennio
precedente, risentendo in particolare della debolezza della domanda. Le imprese ne
prefigurano nel complesso un’espansione per il 2025, soprattutto quelle di grande
dimensione.
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Lo scorso anno l’indebolimento del ciclo economico e l’aumento del costo
del lavoro hanno contenuto la redditività delle aziende. Il costo dei finanziamenti
bancari è sceso per effetto dell’allentamento della politica monetaria. La dinamica
del credito, ancora negativa, è stata eterogenea tra le diverse tipologie di imprese. I
prestiti sindacati hanno rappresentato una quota rilevante di quelli bancari.
La produttività del lavoro nel settore privato è diminuita per il secondo anno
consecutivo, dopo un lungo periodo di crescita. Questa fase positiva era stata il frutto
della ristrutturazione che aveva interessato il sistema produttivo dopo la crisi dei
debiti sovrani; vi avevano contribuito sia la riallocazione dell’attività verso aziende
più efficienti, sia un aumento della produttività all’interno delle singole imprese.
La spesa in ricerca e sviluppo in rapporto al PIL è ancora nettamente inferiore alla
media dell’Unione europea. Il divario è riconducibile soprattutto al settore privato e
si traduce in un numero di brevetti minore rispetto agli altri principali paesi europei.
All’attività innovativa contribuiscono in maniera significativa le start up, che
dipendono maggiormente dall’apporto di mezzi propri. L’offerta di capitale di rischio
a queste imprese da parte di fondi di venture capital si è intensificata negli ultimi
anni, ma rimane limitata nel confronto internazionale.
Si sono registrati progressi nella digitalizzazione e nella decarbonizzazione. Fra
le imprese, già ampiamente dotate di strumenti digitali di base, si sta diffondendo
l’utilizzo di tecnologie avanzate fra le quali l’intelligenza artificiale. Continuano
inoltre ad accelerare le nuove installazioni di impianti di energia rinnovabile. Il
cambiamento climatico comporta elevati rischi idrogeologici con cui si devono
confrontare le imprese italiane.
RIQUADRI:
Il sistema dell’innovazione in Italia nel confronto internazionale
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle imprese italiane
L’esposizione delle imprese manifatturiere italiane ai rischi idrogeologici
I prestiti bancari sindacati alle società non finanziarie
Il mercato del lavoro
[7] Nel 2024 in Italia l’occupazione, pur decelerando, ha continuato a crescere
più rapidamente del prodotto. La domanda di lavoro ha ancora beneficiato della
moderata dinamica salariale dell’ultimo triennio, che ha reso la manodopera
relativamente più conveniente rispetto ad altri fattori di produzione.
L’espansione dell’occupazione ha interessato sostanzialmente tutti i settori e si
è concentrata tra le posizioni a tempo indeterminato e tra i lavoratori più anziani; la
domanda di lavoro si è indebolita rispetto al 2023 soprattutto per i lavoratori giovani
e per i contratti temporanei, che sono in genere più sensibili al ciclo economico.
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Il tasso di partecipazione è rimasto sui livelli elevati raggiunti nel 2023, grazie
al continuo aumento dell’offerta di lavoro fra i lavoratori con almeno 55 anni di età,
che ha compensato il calo osservato tra i più giovani. L’immigrazione ha parzialmente
bilanciato la diminuzione della popolazione italiana in età da lavoro; i lavoratori
stranieri svolgono per lo più lavori caratterizzati da contratti meno stabili rispetto alle
persone nate in Italia e in posizioni a basso salario. Il tasso di disoccupazione è sceso
al valore più basso degli ultimi 17 anni.
Il numero di posti vacanti nelle imprese rispetto al totale delle persone in cerca
di un impiego, un indicatore del livello di competizione per il reclutamento dei
lavoratori, è cresciuto, avvicinandosi alla media dell’Unione europea.
Secondo le stime preliminari, nei primi mesi del 2025 l’occupazione ha
ricominciato a crescere marcatamente, sostenuta anche dagli investimenti connessi
con il PNRR.
RIQUADRI:
Il recente andamento del tasso di attività in Italia: determinanti demografiche e
contesto economico
Immigrazione e politiche migratorie in Italia e nei principali paesi dell’area
dell’euro
I prezzi e i costi
[8] Nel 2024 in Italia l’inflazione al consumo si è ridotta notevolmente rispetto
ai livelli registrati nel biennio precedente, mantenendosi costantemente sotto al 2 per
cento. I prezzi dei beni energetici, che avevano ampiamente sostenuto la dinamica
dell’inflazione complessiva dal 2022, sono marcatamente diminuiti. L’inflazione di
fondo (al netto di energetici e alimentari) si è pressoché dimezzata nel confronto
con il 2023, per la forte decelerazione dei prezzi dei beni industriali non energetici
e, in misura minore, per la dinamica più contenuta di quelli dei servizi, che rimane
tuttavia moderatamente superiore alla media storica.
Lo scorso anno la crescita del costo orario del lavoro nel settore privato non
agricolo si è rafforzata, sospinta dagli incrementi delle retribuzioni contrattuali.
L’aumento del costo del lavoro è stato comunque inferiore a quello medio dell’area
dell’euro. Nonostante il progressivo recupero, le retribuzioni effettive in termini reali
sono risultate dell’8,4 per cento più basse rispetto ai livelli del 2021.
Nei primi mesi del 2025 l’inflazione al consumo è lievemente salita per il
contributo delle componenti dei servizi e dei beni alimentari, rimanendo tuttavia
attorno al 2 per cento. Le limitate pressioni all’origine, insieme alla debolezza della
domanda interna e di quella globale, in un contesto di forte incertezza geopolitica e
di tensioni commerciali, manterrebbero l’inflazione su valori contenuti nel corso di
quest’anno.
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L’interscambio con l’estero, la competitività e la bilancia dei pagamenti
[9] Nel 2024 le esportazioni italiane in volume sono aumentate in misura modesta.
Il lieve calo delle vendite di beni, legato alla debolezza della domanda proveniente
dall’area dell’euro e all’andamento sfavorevole di alcuni comparti, in particolare
autoveicoli e moda, è stato più che compensato dall’incremento della componente dei
servizi, soprattutto quelli turistici. Le importazioni sono diminuite e le esportazioni
nette hanno dunque fornito un contributo positivo alla crescita del PIL.
L’avanzo di conto corrente è cresciuto, raggiungendo l’1,1 per cento del prodotto.
Il ritorno a un consistente saldo positivo, con il riassorbimento degli effetti del
recente shock energetico, si inserisce in una lunga fase di surplus, iniziata nel 2013 e
temporaneamente interrotta solo nel 2022, che testimonia la capacità delle imprese
esportatrici italiane di rimanere competitive sui mercati internazionali nonostante i
molteplici shock avversi; nell’ultimo quinquennio le esportazioni di beni in volume sono
aumentate più che negli altri principali paesi dell’area dell’euro e hanno sostanzialmente
tenuto il passo con la domanda proveniente dai mercati di sbocco.
Gli investimenti di portafoglio all’estero da parte dei residenti sono fortemente
cresciuti, sospinti dagli acquisti di obbligazioni europee da parte di banche, assicurazioni
e fondi comuni. Gli investimenti netti in titoli pubblici italiani da parte dei non
residenti hanno raggiunto il livello più elevato degli ultimi vent’anni. In seguito a questi
andamenti, il saldo debitorio della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti europeo
TARGET è diminuito in misura significativa.
Alla fine del 2024 la posizione netta sull’estero dell’Italia è stata creditoria per 335
miliardi di euro, pari al 15,3 per cento del PIL; dalla fine del 2013 il miglioramento è
stato di 39 punti percentuali del prodotto ed è riconducibile per poco più della metà ai
persistenti avanzi di conto corrente e conto capitale.
RIQUADRO:
L’andamento delle esportazioni dell’Italia nell’ultimo quinquennio e le loro prospettive
La finanza pubblica
[10] Nel 2024 in Italia il disavanzo delle Amministrazioni pubbliche si è
più che dimezzato rispetto all’anno precedente, collocandosi al 3,4 per cento del
prodotto interno lordo; il saldo primario è tornato positivo per la prima volta dal
2019. Il miglioramento è stato determinato essenzialmente dalla marcata riduzione
delle spese legate al Superbonus edilizio; su tale contrazione hanno inciso anche le
ulteriori restrizioni all’utilizzo dei relativi crediti di imposta introdotte nel marzo
2024.
Gli effetti di cassa di questa agevolazione fiscale – valutabili in quasi 2 punti
percentuali del PIL – hanno invece ampiamente contribuito all’aumento del rapporto
tra il debito pubblico e il prodotto, che si è portato al 135,3 per cento (dal 134,6 del
2023).
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BANCA D’ITALIA
Lo scorso gennaio il Consiglio dell’Unione europea ha approvato il Piano strutturale
di bilancio di medio termine dell’Italia, che rappresenta il documento centrale per la
programmazione di bilancio a livello nazionale nell’ambito della nuova governance
economica europea. Il Piano definisce la traiettoria pluriennale di spesa netta necessaria
per riportare il disavanzo al di sotto del 3 per cento del prodotto e per porre con alta
probabilità il rapporto tra il debito e il PIL su un sentiero stabilmente discendente
nel medio termine. La traiettoria e gli effetti sui saldi dell’ultima manovra di bilancio
sono coerenti con le raccomandazioni rivolte dal Consiglio all’Italia nell’ambito della
Procedura per i disavanzi eccessivi aperta nel luglio 2024.
Sulla base delle valutazioni ufficiali aggiornate con il Documento di finanza pubblica
2025 (DFP 2025) dello scorso aprile, i tassi di crescita della spesa netta per il triennio
2025-27 sarebbero sostanzialmente in linea con quelli indicati nel Piano e con le regole
europee. L’indebitamento netto si collocherebbe al 3,3 per cento del PIL nel 2025 e
scenderebbe al di sotto della soglia del 3 per cento l’anno prossimo; il peso del debito
continuerebbe invece a salire fino al 2026 (al 137,6 per cento), per iniziare a ridursi
nel 2027.
RIQUADRI:
Gli effetti redistributivi dei servizi pubblici in Italia
Modifiche all’Irpef e altri interventi sul cuneo fiscale nell’ultima legge di bilancio:
un’analisi di microsimulazione
Il contesto istituzionale e la regolamentazione dell’attività di impresa
[11] Nel 2024 è proseguito in Italia il miglioramento della qualità del contesto
istituzionale, sebbene non in tutti gli ambiti dell’azione pubblica.
La durata dei processi civili è rimasta stabile, interrompendo la flessione in atto
da oltre un decennio; è proseguita invece la riduzione dell’arretrato. L’introduzione nel
2022 dei meccanismi di allerta e di nuovi strumenti extragiudiziali si è associata a una
più tempestiva emersione delle situazioni di difficoltà delle imprese e a un maggiore
ricorso a strumenti per la ristrutturazione del debito. I tempi medi per le procedure di
affidamento degli appalti per lavori pubblici si sono ulteriormente contratti, anche per
effetto dell’accresciuto utilizzo delle procedure dirette – contraddistinte da iter meno
complessi – e della digitalizzazione delle gare.
Nel 2024 è nuovamente aumentato il numero dei dipendenti pubblici, tornato sui
livelli dell’inizio dello scorso decennio in tutti i comparti, ad eccezione dei Ministeri
e degli Enti locali. A fronte della ripresa delle assunzioni e della necessità di sostituire
il personale prossimo al pensionamento, per i lavoratori più qualificati è diminuita
l’attrattività in termini retributivi del pubblico impiego rispetto al settore privato.
Nel complesso, i recenti provvedimenti riguardanti la regolamentazione dei mercati
potrebbero avere un impatto limitato sulla concorrenza. Permangono aree di intervento
per ridurre i vincoli all’ingresso sul mercato e alla conduzione dell’attività economica,
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soprattutto nei servizi professionali e nel commercio al dettaglio, e per accrescere la
concorrenza negli appalti e nelle concessioni. La semplificazione normativa è una
priorità anche a livello europeo: la Commissione europea ha proposto di alleggerire
gli obblighi di rendicontazione e due diligence in materia di sostenibilità ambientale e
sociale; ha inoltre annunciato una serie di interventi a più ampio spettro.
RIQUADRI:
Un indicatore della qualità del contesto istituzionale
Il commercio al dettaglio tra regolamentazione e commercio elettronico
La remunerazione degli amministratori delegati e i fattori ESG
Gli intermediari creditizi e gli investitori istituzionali
[12] Nel 2024 la dinamica del credito in Italia è rimasta debole, seppure con segnali
di ripresa favoriti dal progressivo allentamento della politica monetaria. I prestiti alle
imprese hanno continuato a contrarsi, soprattutto per effetto di una domanda fiacca.
Le condizioni di offerta si sono mantenute orientate alla prudenza, specialmente verso
le imprese di minore dimensione. I prestiti alle famiglie, invece, sono tornati a crescere;
la riduzione dei tassi ha in particolare stimolato la domanda di mutui per l’acquisto di
abitazioni. Nel primo trimestre del 2025 queste tendenze sono state confermate; nei
prossimi mesi l’andamento del credito potrebbe risentire dell’accresciuta incertezza del
quadro macroeconomico globale.
Il tasso di deterioramento dei prestiti è leggermente aumentato, trainato da quello
relativo alle imprese; nel complesso, tuttavia, la qualità degli attivi detenuti dalle banche
si è mantenuta in linea con quella media dell’area dell’euro. Il tasso di deterioramento
crescerebbe per le imprese in misura contenuta nell’anno in corso e nel 2026, mentre
rimarrebbe sostanzialmente stabile per le famiglie.
L’ammontare di titoli pubblici detenuti dalle banche italiane si è ampliato,
principalmente per gli acquisti di quelli emessi dagli altri paesi dell’area dell’euro.
La raccolta complessiva ha continuato a diminuire, guidata della riduzione delle
passività verso l’Eurosistema. Nella componente all’ingrosso è aumentato il ricorso al
mercato interbancario estero e all’emissione di obbligazioni; quella al dettaglio è tornata
a crescere, per l’incremento dei depositi da residenti. Il costo medio della raccolta in
essere è calato di circa mezzo punto percentuale, riflettendo la riduzione dei tassi di
interesse.



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