Il rapporto tra mondo degli Appalti, PNRR e trasparenza è ancora estremamente complesso: è la fotografia scattata dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), Giuseppe Busìa, nella Relazione annuale al Parlamento presentata alla Camera dei deputati.
Un resoconto dettagliato che mette in luce le criticità più evidenti del 2024 nella gestione delle risorse pubbliche, in particolare quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), e lancia un monito severo sulla necessità di rafforzare gli strumenti di controllo e trasparenza.
Il quadro tracciato dalla Relazione Anac è chiaro: il sistema degli appalti pubblici necessita di una profonda revisione, che ponga al centro trasparenza, legalità e merito. Senza questi pilastri, ha ammonito Busìa, il rischio è che le risorse pubbliche finiscano per alimentare inefficienze, diseguaglianze e opacità incompatibili con una gestione moderna e responsabile della cosa pubblica.
PNRR e trasparenza: l’allarme dell’Anac sul fronte Appalti
Uno dei nodi principali affrontati da Busìa riguarda l’attuazione del PNRR. In diversi ambiti, ha spiegato, la spesa reale è ancora lontana dagli obiettivi: in certi settori si è speso meno del 30% dei fondi stanziati. A preoccupare maggiormente, però, è il metodo con cui vengono gestiti gli appalti. Nel 2024, il 98% delle acquisizioni di beni e servizi è avvenuto tramite affidamenti diretti, spesso appena al di sotto del limite massimo consentito (135-140 mila euro). Una tendenza che, secondo l’Anac, alimenta il rischio di pressioni indebite sugli amministratori e ostacola ogni forma di concorrenza.
Il valore totale degli appalti pubblici si è attestato a 271,8 miliardi di euro, per 267mila procedure complessive. Tuttavia, il dato è in calo del 4,1% rispetto al 2023 e del 7,3% sul 2022. In forte crescita invece le forniture di farmaci, che hanno superato i 40 miliardi di euro, con un incremento del 37,2% in un solo anno.
Appalti frazionati e infiltrazioni mafiose
Busìa ha puntato il dito anche contro la pratica – definita “artificiosa” – di dividere gli appalti per restare sotto le soglie che richiederebbero gare più trasparenti. Una modalità che, secondo il presidente dell’Anac, favorisce non solo inefficienze e sprechi, ma anche la penetrazione di interessi criminali e mafiosi.
Il 2024 ha inoltre registrato un netto calo degli appalti per lavori pubblici, con una flessione del 38,9%. Un dato che riflette difficoltà operative e normative, ma anche una possibile ritrosia ad attivare procedure più complesse e trasparenti.
Norme inadeguate e conflitti d’interesse
Tra i punti critici elencati, Busìa ha evidenziato l’insufficienza del nuovo correttivo al Codice dei contratti, che non ha previsto l’obbligo di indicare i titolari effettivi delle imprese. Un’omissione che, secondo l’Anac, compromette la possibilità per le amministrazioni di conoscere chi c’è realmente dietro a una società e rende più difficile contrastare infiltrazioni e pratiche anticoncorrenziali.
Un ulteriore allarme è stato lanciato sui numerosi casi di conflitto d’interessi e sulla progressiva erosione delle garanzie che dovrebbero separare l’azione politica dalla gestione amministrativa. L’abolizione del reato di abuso d’ufficio, la riduzione delle incompatibilità e l’assenza di una disciplina organica sulle attività di lobbying sono, secondo Busìa, segnali preoccupanti di un sistema che rischia di perdere credibilità.
Sicurezza sul lavoro e gettonisti della sanità
Gravi preoccupazioni emergono anche sul fronte della sicurezza. L’Anac ha registrato nel 2024 ben 1.448 segnalazioni di violazioni delle norme su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro: un aumento del 43% rispetto all’anno precedente e dell’87% rispetto al 2022. I rischi maggiori, ha spiegato Busìa, derivano dai subappalti a catena, che riducono la tracciabilità e la responsabilità.
In ambito sanitario, il presidente dell’Autorità ha criticato la dipendenza crescente da medici a gettone e l’acquisto di apparecchiature a prezzi apparentemente vantaggiosi, ma vincolati a costi elevatissimi di manutenzione. Una strategia che, ha avvertito, finisce per imprigionare le amministrazioni in rapporti sbilanciati con i fornitori.
Parità di genere e intelligenza artificiale: le nuove sfide
Nonostante le previsioni in materia di inclusione, le clausole volte a promuovere l’equilibrio di genere e generazionale restano marginali: meno del 2% delle procedure ne prevede l’inserimento. Le cause? Troppe deroghe e nessun incentivo concreto per le imprese a modificare i propri modelli organizzativi.
Infine, Busìa ha toccato il tema dell’intelligenza artificiale nella pubblica amministrazione. Pochi enti, ha affermato, sono realmente in grado di gestire strumenti così complessi, con il rischio che decisioni pubbliche vengano affidate di fatto a soggetti privati. Serve maggiore attenzione, soprattutto alla trasparenza degli algoritmi, che costituisce ormai la nuova frontiera del diritto di accesso e della legittimità dell’azione amministrativa.
Documenti utili
Il video dell’audizione dell’ANAC
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link