Urso, “Produzione dimezzata, indotto sarà centrale per ripristino”


Appello del Ministro alla responsabilità condivisa

Un piano di rilancio dell’ex Ilva con due fasi di intervento, il ruolo centrale dell’indotto per le attività manutentive e una gestione responsabile e condivisa dell’impatto occupazionale. Questi i temi principali che sono stati affrontati durante la riunione convocata e presieduta dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, sen. Adolfo Urso, per fare il punto sulla situazione dell’indotto dell’ex Ilva di Taranto, alla luce delle recenti criticità produttive.

La riunione si inserisce nel percorso di confronto permanente promosso dal Mimit con tutti gli attori coinvolti e segue l’incontro con le organizzazioni sindacali tenutosi nei giorni scorsi a Palazzo Chigi, durante erano state illustrate le conseguenze del sequestro dell’Altoforno 1, disposto dalla Procura.

Urso ha aperto il tavolo ripercorrendo quanto è stato fatto dal Governo negli ultimi 15 mesi, dal commissariamento di Adi al ristoro con 120 milioni alle imprese dell’indotto, dall’indennizzo ai cittadini di Tamburi al percorso verso la piena riconversione green del sito di Taranto e all’inaugurazione del Tecnopolo del Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile. Un richiamo poi alla responsabilità condivisa: “il negoziato con Baku Steel è giunto ora a un punto cruciale: è necessario che tutti facciano la propria parte con responsabilità. Mi appello a tutte le parti, enti locali e rappresentanze sociali, perché sia creato il clima migliore per la conclusione della trattativa”.

Durante l’incontro è stato affrontato, in particolare, l’impatto sull’intera filiera dell’indotto, già destinataria nei mesi scorsi dei ristori previsti nell’ambito dell’amministrazione straordinaria, ma oggi esposta a nuove difficoltà con il sequestro dell’Afo1 e la mancata autorizzazione al colaggio dei fusi che gravano sull’azienda e ne ostacolano il percorso verso la decarbonizzazione.

Il ministro ha però assicurato che pur in un contesto di attività produttiva dimezzata per i prossimi 7-8 mesi, l’indotto manterrà un ruolo centrale per le attività manutentive e per il rilancio di Taranto, contribuendo all’esecuzione degli interventi necessari ad abilitare il rialzo dei livelli produttivi e il ripristino degli impianti.

È stato quindi illustrato il piano di rilancio che prevede due fasi: investimenti per la manutenzione straordinaria degli impianti, poi una transizione green con nuovi impianti e dismissione di quelli obsoleti. Urso ha ricordato che Afo2 è attualmente in manutenzione e potrà tornare operativo solo tra 4 e 5 mesi. Successivamente, sarà la volta di Afo4, per una manutenzione programmata della durata di 2-3 mesi. Solo al termine si potrà ritornare a operare con due altoforni in marcia e quindi con una capacità produttiva di 4 milioni di tonnellate di acciaio all’anno. “Nel frattempo – ha aggiunto il ministro – affronteremo l’impatto occupazionale con responsabilità insieme a sindacati e istituzioni locali”.

Il Ministro ha poi sottolineato che non tutto l’indotto sarà colpito e ha annunciato l’istituzione di un gruppo tecnico con i commissari, per distinguere le imprese dell’indotto effettivamente danneggiate da quelle meno coinvolte, così da garantire ristori equi ed efficaci basati su dati oggettivi.

Nel frattempo, Urso ha annunciato l’introduzione, su richiesta della Regione, di una norma per sbloccare le risorse inutilizzate dalla Puglia che verrà inserita nel prossimo decreto-legge che dovrà affrontare gli aspetti contingenti. Intanto si sta lavorando all’accordo di programma con Regione, Comune, Provincia, Autorità portuale e ministeri competenti per un futuro basato su tre forni elettrici, impianti DRI, cattura della CO₂ e piena decarbonizzazione del sito siderurgico. Tre le condizioni chiave per la riuscita del piano: consenso sull’approdo della nave rigassificatrice, un’AIA tra le più avanzate in Europa ma economicamente sostenibile e la continuità produttiva per evitare il collasso degli impianti e la perdita di quote di mercato

 

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