La liquidità aziendale tra regolazione, rischi sistemici e nuove tensioni globali: il Caso Moody’s-USA come stress test per le imprese


Riceviamo e pubblichiamo in anteprima un articolo di Cristina Di Silvio che sarà pubblicato sul prossimo numero del mensile di economia e finanza “Leasing Time Magazine” diretto da Gianfranco Antognoli. L’autrice è Responsabile della Direzione Relazioni Istituzionali Estere del SIRIP – Sindacato dei Rappresentanti degli Interessi Parlamentari presso la Camera dei Deputati e Parlamento Europeo. La rivista “Fortune Italy” l’ha inserita in una lista delle 50 donne più influenti d’Italia per il 2024

In un contesto economico sempre più interconnesso e soggetto a shock sistemici, la liquidità aziendale rappresenta un driver cruciale non solo per la sopravvivenza e la competitività delle imprese, ma anche per la loro capacità di generare valore sostenibile nel tempo. Una gestione efficace della liquidità non garantisce soltanto l’operatività nel breve termine, ma consente alle imprese di investire, innovare e rafforzare il proprio posizionamento competitivo. In quest’ottica, la liquidità si configura come una leva strategica per la crescita aziendale, con impatti diretti sull’occupazione, sulla produttività e, più in generale, sulla contribuzione positiva al Prodotto Interno Lordo (PIL).

Questo articolo analizza in chiave tecnica e comparata le esigenze di liquidità, gli strumenti finanziari disponibili, e il quadro normativo multilivello — italiano, europeo e internazionale — evidenziando criticità strutturali e prospettive evolutive. L’analisi si arricchisce con una riflessione sugli effetti del recente declassamento degli Stati Uniti da parte di Moody’s, interpretato come un test di stress per la tenuta della finanza globale e per la capacità delle imprese di gestire la liquidità in condizioni di crescente instabilità macro-finanziaria.

La liquidità come leva di resilienza aziendale. La gestione della liquidità è una funzione strategica per garantire la solvibilità a breve termine e l’operatività aziendale. Il fabbisogno di liquidità può derivare da: Tensioni di cassa temporanee; Rallentamenti nella rotazione del capitale circolante; Scenari di instabilità macroeconomica o geopolitica; Shock sistemici come pandemie o crisi energetiche. Secondo i dati dell’OECD e della Banca Mondiale, oltre il 70% delle PMI europee riporta difficoltà di accesso a fonti di liquidità in tempi di stress finanziario.

Strumenti finanziari per l’accesso alla liquidità

Finanziamento bancario tradizionale. Rappresenta ancora il canale primario per le imprese italiane (fonte: Banca d’Italia). Tuttavia, l’elevata rischiosità percepita e i requisiti patrimoniali (Basilea III e IV) limitano l’offerta, specialmente per le PMI.

Factoring e reversefactoring. Strumenti utili per la monetizzazione dei crediti commerciali, regolati dal Codice Civile italiano e supervisionati a livello prudenziale da Banca d’Italia.

Emissione di minibond e strumenti di debito. Previsti dal Decreto Sviluppo (DL 83/2012), rappresentano una via di disintermediazione bancaria per le PMI. Tuttavia, richiedono una governance strutturata e rating creditizi, spesso fuori portata per le microimprese.

Fintech e piattaforme di invoice trading. Soluzioni innovative, disciplinate dal Testo Unico Bancario (TUB) e sottoposte a vigilanza regolamentare attraverso il sandbox normativo promosso da Banca d’Italia e Consob.

Linee di credito garantite. Tra gli strumenti più utilizzati durante il COVID-19 vi sono le garanzie statali gestite da SACE e Fondo di Garanzia per le PMI, in parte sostenute dai programmi europei (es. InvestEU).

Quadro normativo italiano. In Italia, l’accesso alla liquidità è normato principalmente da:

  • Codice Civile: Disciplina la gestione dei crediti e delle obbligazioni;
  • Testo Unico Bancario (TUB): Regola l’attività degli intermediari finanziari;
  • Testo Unico della Finanza (TUF): Stabilisce i limiti e gli obblighi per strumenti di mercato;
  • la Normativa emergenziale COVID (DL 18/2020, DL 23/2020): Ha introdotto strumenti straordinari di supporto alla liquidità.

Quadro regolamentare europeo

Basilea III e IV Normative sul capitale bancario promosse dal Comitato di Basilea, recepite attraverso la CRD V/CRR II, influenzano direttamente il credito alle imprese.

Capital Markets Union (CMU). Iniziativa della Commissione Europea che mira ad ampliare l’accesso delle imprese ai mercati dei capitali, riducendo la dipendenza dal credito bancario.

Regolamento SFDR e Tassonomia UE. Normative ESG che influenzano l’allocazione della liquidità anche in base alla sostenibilità degli operatori.

Prospettiva internazionale. IFRS e gestione della liquidità. Gli standard IFRS (es. IFRS 7 e IFRS 9) impongono trasparenza nella gestione del rischio di liquidità e nel valore equo degli strumenti finanziari.

Accordi multilaterali. Organizzazioni come il FMI, OCSE e WTO promuovono programmi di assistenza e monitoraggio macroprudenziale per migliorare la resilienza finanziaria delle imprese nei paesi emergenti e sviluppati.

Corporate liquidity e supplychain finance globale. I modelli di dynamic discounting e supplychain finance sono in rapida espansione, soprattutto in contesti multinazionali. Normative locali e fiscali rappresentano una barriera alla loro standardizzazione.

Sfide emergenti e raccomandazioni

Digitalizzazione e AI nei sistemi di scoring creditizio: potenziano l’accesso alla liquidità ma richiedono regolamentazione algoritmica (es. AI Act UE); Green finance e allocazione selettiva dei capitali: impongono un riequilibrio delle priorità di investimento; Crisi geopolitiche: aumentano il rischio di frammentazione nei mercati dei capitali, rendendo essenziale il coordinamento regolamentare multilaterale.

Garantire liquidità alle imprese in modo efficiente, sostenibile e regolamentato è una sfida cruciale che richiede un approccio multilivello. 

In uno scenario in cui la liquidità aziendale è sempre più determinata da fattori esterni e multilivello — normativi, macroeconomici, geopolitici — emerge la necessità per le imprese di dotarsi non solo di strumenti finanziari adeguati, ma anche di una cultura del rischio dinamica e integrata. L’evento Moody’s-USA, pur non avendo generato immediate turbolenze sistemiche, rappresenta un segnale d’instabilità profonda: mette in discussione la solidità dei benchmark globali e impone una riflessione sulla vulnerabilità strutturale dei modelli di finanziamento attuali.

Le imprese italiane ed europee, in particolare le PMI, dovranno affrontare un contesto in cui l’accesso alla liquidità non sarà più garantito in termini di tempistica, costo e condizioni. Sarà fondamentale: rafforzare i presidi di tesoreria e pianificazione finanziaria; diversificare le fonti di finanziamento, integrando soluzioni tradizionali, fintech e di mercato dei capitali; adottare sistemi di risk assessment evoluti e compatibili con le nuove normative europee su ESG, AI e sostenibilità. Sul piano regolamentare, sarà essenziale procedere verso un coordinamento più stretto tra le autorità nazionali, europee e globali, per prevenire fenomeni di frammentazione e proteggere la circolazione del credito e della fiducia. In ultima analisi, la liquidità non può più essere considerata solo una risorsa emergenziale, ma un fattore abilitante della crescita strutturale delle imprese. Una gestione proattiva e strategica della liquidità consente alle aziende di aumentare il loro valore aggiunto, migliorare il posizionamento competitivo sui mercati globali e contribuire in modo più solido e resiliente alla crescita del PIL nazionale. La sfida, per imprese e policymaker, è cogliere l’urgenza di questa transizione prima che i prossimi shock la rendano obbligata.

Cristina Di Silvio



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