Nel 2024 le attività illegali hanno generato danni per il commercio e i pubblici esercizi pari a 39,2 miliardi. E hanno messo a rischio 276mila posti di lavoro regolari. Queste le stime di Confcommercio nel rapporto annuale sull’economia illegale. «I reati – nota il presidente Carlo Sangalli – sono un costo irragionevole per l’economia e una zavorra alla crescita».
Entrando più nello specifico, l’abusivismo commerciale è costato agli operatori regolari 10,3 miliardi, quello nella ristorazione 7,4 miliardi, la contraffazione 5,1 miliardi, il taccheggio 5,4 miliardi. I danni per effetto della criminalità (ferimenti, assicurazioni, spese difensive) ammontano a 7,1 miliardi, quelli per gli attacchi cyber 3,9 miliardi.
Dal report si evince che il 30% delle imprese del terziario – una su tre – ha percepito nel 2024 un peggioramento dei livelli di sicurezza. Sale la paura soprattutto dei furti, lamentati dal 28% degli esercenti e in crescita del 4,5% rispetto al 2023. Si temono anche atti di vandalismo e spaccate (25,4%) e rapine (25,3%). Cala invece la percezione dell’usura (segnalata dal 20,6% degli imprenditori, in calo di 3,8 punti sul 2023). Da notare, poi, che il 21,3% degli esercenti intervistati segnala episodi criminali legati alla presenza delle baby gang.
Soffermandosi al solo Centro Italia, rispetto al dato nazionale (60,1%) cresce la percentuale (al 63,2%) di imprese del terziario penalizzate da abusivismo e contraffazione. Non a caso, l’85,5% si è dotata di sistemi di sicurezza. Sempre qui il 29,8% segnala un peggioramento dei livelli di sicurezza, mentre cresce rispetto alla media italiana la percentuale dei furti (30 contro il 28%).
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