verso lo stop delle forniture di dispositivi medici agli ospedali


Il tribunale amministrativo del Lazio ha respinto il ricorso contro il payback sui dispositivi medici. Una decisione che potrebbe avere conseguenze devastanti per il sistema sanitario nazionale. Come spiega Sveva Belviso di Confcommercio si rischia lo stop delle forniture di dispositivi medici da parte delle aziende fornitrici.

“Abbiamo già avviato un tavolo di confronto con il Governo, ma, visti gli ultimi sviluppi, in assenza di un intervento immediato, saremo costretti a valutare lo stop delle forniture di dispositivi medici agli ospedali per tutelare le imprese coinvolte”


Sveva Belviso, presidente di Fifo Confcommercio

“Non possiamo garantire l’approvvigionamento di materiali essenziali quando lo Stato pretende di far pagare alle imprese miliardi di euro per inefficienze imputabili alle proprie Regioni” si legge in una nota del sindacato di categoria. “Come fornitori di dispositivi medici, abbiamo sempre anteposto la salute dei cittadini e mai avremmo voluto trovarci nella condizione di dover compromettere la funzionalità del sistema sanitario nazionale, ma senza risposte dalle Istituzioni, non ci sarà lasciata altra scelta” spiegano da Confcommercio che ipotizzano il rischio fallimento per oltre 1500 aziende e la compromissione della tenuta del sistema sanitario nazionale.

Il rischio è che migliaia di pazienti subiscano conseguenze dirette dalla mancanza di dispositivi medici: dai ventilatori polmonari agli stent coronarici, dalle protesi ortopediche fino ai dispositivi per la dialisi.

Cos’è il payback sui dispositivi medici

I produttori di dispositivi medici si erano appellati ai giudici amministrativi contro il meccanismo del cosiddetto “payback sanitario”, ovvero la quota che le aziende fornitrici si ritroverebbero a versare alle Regioni nel caso del superamento del tetto di spesa regionale dei dispositivi medici.

Le aziende, è la motivazione addotta dai giudici amministrativi, avrebbero dovuto essere consapevoli del meccanismo, noto dal 2015, e “di conseguenza, ben avrebbero potuto e dovuto orientare i propri comportamenti”. Il bubbone è esploso il 6 luglio 2022 quando il ministro della Salute e il ministro dell’Economia hanno certificato il superamento del tetto di spesa dei dispositivi medici a livello nazionale e regionale per gli anni 2015, 2016, 2017 e 2018. Lo scorso anno la Corte Costituzionale aveva già ritenuto il meccanismo in questione una “misura ragionevole”.

Pertanto, secondo i giudici amministrativi, le aziende del settore erano consapevoli dei rischi contrattuali insiti nella fornitura dei dispositivi medici. E dunque, dovrebbero ora restituire alle Regioni una cifra pari a circa 1 miliardo di euro per gli anni 2015-18. Una misura – come avevamo evidenziato – rischia di portare al collasso tante realtà produttive che ora potrebbero bloccare le forniture agli ospedali.

Secondo le imprese – che annunciano ricorso al Consiglio di Stato – “nonostante fosse noto il tetto di spesa, era impossibile prevedere la quota parte di compartecipazione alla spesa pubblica”. Si tratta, avvertono, di un “duro colpo per le imprese e per la loro sopravvivenza e siamo certi che il Mef interverrà presto, avendo già avviato un tavolo di lavoro congiunto per trovare presto una soluzione politica al payback”. Il ministro Giorgetti aveva evidenziato come il payback fosse un cerotto ad un’emorragia che meritava “altri tipi di cure”.

Fonte Today.it



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