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“I fondi si trasformarono in vetrine”


Tutto partì da una sua idea, che si è rivelata lungimirante. Francesco Testerini, anghiarese doc e oggi 82enne pensionato, è il “padre” della Mostra Mercato dell’Artigianato della Valtiberina Toscana. La vita professionale trascorsa nel mondo della scuola (direttore amministrativo del locale istituto d’arte per il restauro del legno antico, poi segretario di diverse scuole e infine presidente del distretto scolastico comprensoriale) è stata la molla che nel 1976 gli suggerì di dare il via a una rassegna che adesso ha assunto dimensioni nazionali.

“Ero in quel periodo anche presidente della Pro Loco, su invito di don Nilo Nicchi – ricorda Testerini – e nel creare la mostra pensavo anche a un veicolo efficace per valorizzare il nostro istituto d’arte. Dal momento che in quel periodo “sfornavamo” figure professionali preparate nel settore, mi dissi: perché non allestire una manifestazione in grado di valorizzare le figure artigiane più colte e raffinate? Ecco allora la mostra mercato, inizialmente limitata dal punto di vista logistico alla galleria Girolamo Magi e ai locali del circolo; fin dall’inizio, comunque, abbiamo prediletto la varietà delle produzioni (oreficeria, per esempio) e di ogni espositore valutavamo con attenzione il suo excursus, che cosa avesse fatto e da quanto tempo fosse in attività: un chiaro segnale di quanto ci interessasse far leva sulla qualità. Mi rivolsi subito a Camera di Commercio, Cassa Rurale e Artigiana di Anghiari, ente per il turismo (Enit) e associazioni di categoria. Io sono stato il primo presidente della Mostra Mercato, tenendo questa carica per cinque anni. E anche mezzo secolo fa, l’artigianato viveva periodi più o meno fortunati, tanto che qualcuno era tentato persino di scoraggiarmi nel proseguire la mostra”. Invece, di lì a poco – un paio di edizioni – ecco la grande decisione: il trasferimento della kermesse nel borgo medievale del paese.

Quanto ha inciso e sta ancora incidendo nel successo dell’evento?

“È stata la mossa strategica. Mi balenò per la mente un’altra idea, tradotta nella seconda domanda: perché non andare dentro Anghiari vecchia e recuperare i fondi che ci sono, anche pagando un minimo di affitto ai proprietari se legittimamente ce lo volessero chiedere? Ebbene, nessuno ha mai preteso una sola lira di affitto (anche questa è la dimostrazione che poi il successo è frutto della collaborazione di una intera comunità) e allora noi provvedemmo a risistemare questi spazi con interventi migliorativi, vedi ad esempio una ritinteggiatura delle pareti. Un modo per gratificare chi anche adesso mette a disposizione gratuitamente i suoi fondi”.

Cosa si prova nel vedere che un qualcosa messo in piedi è arrivato a tagliare il bel traguardo delle 50 edizioni? “Grande soddisfazione, non c’è dubbio, ma voglio ribadire il concetto: io ho avuto l’idea, poi i meriti debbono essere assegnati alla squadra di giovani, vogliosi di lavorare, che mi hanno seguito; ho ceduto il testimone a Piero Calli, altro grande artefice della situazione, nonché il presidente con il più lungo mandato e da lì altre persone hanno remato nella stessa direzione per far arrivare la mostra al livello attuale. Non ultimi gli stessi anghiaresi, che quando c’è da fare qualcosa per valorizzare il paese non si tirano mai indietro. Siamo adesso più conosciuti in Italia e mi fa piacere che a distanza di 50 anni una esponente di famiglia sia di nuovo coinvolta in presa diretta: Paola De Blasi, direttore artistico della Mostra Mercato, è infatti la figlia di mia cugina e le auguro di cuore un buon lavoro”.



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