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Incubatori e acceleratori di startup in Italia, un ecosistema che vale 600 milioni di euro


Gli incubatori e acceleratori rappresentano un pilastro del sistema imprenditoriale italiano. Nel 2024 sono state stimate circa 5.780 startup incubate, in aumento di circa il 100% rispetto all’anno precedente. Anche dal punto di vista economico, l’impatto è significativo: il fatturato complessivo ha superato i 600 milioni di euro, segnando un aumento del 20%.

Sono alcuni dei dati emersi dal team di ricerca Social Innovation Monitor (SIM) e i ricercatori del Politecnico di Torino, che hanno presentato il 27 marzo 2025 i risultati delle nuove analisi relative all’ecosistema degli incubatori e acceleratori in Italia.

La ricerca è stata condotta con il supporto di InnovUp, l’associazione che dal 2012 rappresenta e unisce la filiera dell’innovazione italiana, Main Partner dell’iniziativa, e di PNICube, Italian Competence Center for Social Innovation (ICCSI), Fondazione Giacomo Brodolini, Neolithic Evolution e Social Innovation Teams (SIT). Vediamo i dettagli della ricerca.

(Il Report completo è disponibile a questo link)

Quanti incubatori e acceleratori in Italia

Il report ha identificato in Italia 239 acceleratori e incubatori. La maggior parte di queste strutture si concentra nel Nord-Ovest, con la Lombardia in testa con 56 realtà. Nel resto del Paese, spiccano Emilia-Romagna, Lazio, Campania e Toscana, che ospitano rispettivamente 27, 26, 22 e 20 incubatori.

Rispetto ai 262 soggetti identificati nella precedente ricerca, si osserva una lieve contrazione nel numero totale di incubatori e acceleratori. Parallelamente, il settore ha visto una crescita significativa dell’occupazione: il numero di dipendenti è aumentato del 156,4%, passando da 1.950 a circa 5.000 unità, a conferma del ruolo strategico degli incubatori e acceleratori nello sviluppo economico e nella creazione di lavoro qualificato.

Paolo Landoni, Professore Ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e della Produzione del Politecnico di Torino e Direttore del Report, commenta: “Il numero di incubatori e acceleratori è diminuito rispetto all’anno precedente. Ma questo non deve essere visto come un problema, anzi, è possibile che sia in corso un positivo consolidamento e quindi rafforzamento di queste organizzazioni. Infatti, continuano comunque ad aumentare il numero di dipendenti e i fatturati complessivi”.

Incubatori e acceleratori: quale tipo di società

Il panorama dell’incubazione italiano si presenta come un vivace mosaico di forme giuridiche, partendo dalle agili Società a Responsabilità Limitata (Srl), che costituiscono la maggioranza con il 57%, alle strutturate Società per Azioni, che rappresentano il 18%, la diversità è marcata dalla presenza di associazioni, ATI, enti pubblici e altre forme societarie.

I servizi offerti

Per quanto riguarda i principali servizi offerti dagli incubatori, il primo per importanza risulta l’“accompagnamento manageriale”, seguito da “spazi fisici (inclusi servizi condivisi)” e dalla “formazione imprenditoriale e manageriale”. Altri servizi rilevanti sono il “supporto alla ricerca di finanziamenti” e i “servizi amministrativi, legali e giuridici”.

Il valore aggiunto apportato da incubatori e acceleratori nel nostro ecosistema non si limita al supporto alla nascita di nuove organizzazioni. L’87% degli incubatori e acceleratori ha infatti dichiarato di svolgere anche attività non direttamente riconducibili alle attività di incubazione e accelerazione.

Tra le attività più frequenti figura la partecipazione a progetti e bandi, la gestione e promozione di eventi, la consulenza a titolo oneroso per enti pubblici, PMI e grandi imprese, attività a titolo oneroso di scouting e open innovation per aziende corporate e/o altri soggetti, e i servizi di coworking.

Davide Moro, Vicedirettore della ricerca, ha affermato: “L’ecosistema degli incubatori e acceleratori italiani è ancora poco attrattivo a livello internazionale. Solo il 5% delle organizzazioni supportate ha sede all’estero, mentre il 75% si trova nella stessa regione dell’incubatore o in una confinante.”.

Giorgio Ciron, Direttore di InnovUp, ha commentato: “Questi dati confermano quanto gli incubatori e acceleratori siano attori fondamentali per la crescita dell’innovazione nel nostro Paese, non solo come supporto alle startup, ma anche come motori di impatto sociale e territoriale. Per questo accogliamo con particolare favore le misure per questi attori introdotte dal DDL Concorrenza l’estensione della certificazione anche agli acceleratori e il credito d’imposta dell’8% per investimenti diretti e indiretti in startup. Auspichiamo che tali norme siano attuate quanto prima e rilanciamo proponendo che la certificazione sia estesa anche a startup studio/venture builder, che gli incentivi previsti per gli incubatori siano estesi anche agli acceleratori e che il credito d’imposta sia reso permanente e non solo riservato agli investimenti fatti nel 2025″.

Incubatori e acceleratori: l’impatto ambientale

Come per gli anni precedenti, anche quest’anno il report si focalizza sull’impatto sociale e ambientale degli incubatori e delle startup incubate.

Circa la metà degli incubatori e acceleratori in Italia rientra nella categoria “Business Incubator”, che comprende strutture in cui nessuna delle organizzazioni incubate ha un impatto sociale o ambientale significativo. L’altra metà si suddivide tra la categoria “Mixed”, in cui tra l’1% e il 50% delle organizzazioni incubate genera un impatto rilevante, e la categoria “Social Incubator”, dove questa percentuale supera il 50%. In particolare, il report evidenzia che un incubatore su due supporta organizzazioni con un impatto sociale o ambientale significativo.

I settori più rappresentati, per le organizzazioni incubate a significativo impatto sociale o ambientale, sono quelli relativi alla “salute e benessere, incluso lo sport” e “sviluppo della comunità”.

L’attenzione all’ecosistema degli incubatori e degli acceleratori arriva anche da parte del Governo e dalle Istituzioni che hanno introdotto due positive novità, per questi attori, nell’ambito del Capo III del DDL Concorrenza: all’Art. 30 l’estensione della certificazione anche agli acceleratori e all’Art. 32 un credito d’imposta dell’8% sugli investimenti fatti da questi soggetti direttamente o indirettamente in startup innovative.

A dimostrazione di ciò si evidenzia, la partecipazione all’evento di presentazione del report di Paola Picone, Fabrizio Cutrupi, ed Ermanno Gigante, in rappresentanza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), affiancati da Giorgio Ciron, Direttore di InnovUp e Paola Mogliotti, Direttrice di I3P e consigliera di InnovUp, oltre che da Eugenia Forte, Direttrice del Plug and Play Tech Center di Torino, e Leonardo Del Mecio, Team Leader coordinamento SCO & Le Village – Crédit Agricole.



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