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moda, il retail resiste ma servono misure per evitare la desertificazione


Il settore del retail moda italiano continua a resistere, ma i segnali di crisi diventano sempre più evidenti. Nel 2024 si è registrata una flessione media del 4,2% nelle vendite, con un saldo negativo di 6.459 negozi chiusi, e i dati sui saldi invernali del 2025 confermano il trend in calo, segnando una diminuzione del 5,5% nei consumi. È questo il quadro emerso dagli Studi del Consiglio Nazionale di Federazione Moda Italia, riunitosi a Courmayeur, in Valle d’Aosta, per analizzare le criticità del comparto e definire strategie di rilancio.

Il Presidente Giulio Felloni ha lanciato un appello per salvaguardare un settore che occupa quasi 300mila persone e conta oltre 164mila punti vendita sul territorio nazionale. “La sfida per il retail della moda parte da qui – ha dichiarato – con spirito imprenditoriale, resilienza e apertura allo shopping tourism, che ha già dato risultati importanti grazie alla riduzione della soglia del tax free shopping da 154,96 a 70 euro, entrata in vigore dal 1° febbraio 2024”.

I dati Global Blue confermano l’impatto positivo della misura, con un aumento del 54% delle transazioni e un incremento del 12% della spesa totale. Questo ha attratto 500mila nuovi shopper internazionali, con una crescita significativa delle vendite in città oltre le tradizionali mete turistiche. Tra le performance più rilevanti: Catania (+73%), Como (+69%), Amalfi (+65%), Napoli (+63%), Verona e San Gimignano (+61%).

Tuttavia, la perdita costante di negozi preoccupa seriamente la federazione, che segnala una media giornaliera di 18 chiusure nel solo 2024, contro le 13 al giorno registrate in media negli ultimi cinque anni. In totale, il settore ha perso oltre 23.000 punti vendita dal 2019, con una conseguente riduzione di più di 35.000 posti di lavoro. Questo, secondo Felloni, rischia di compromettere l’intera filiera del Made in Italy, poiché la contrazione della domanda interna mette a rischio anche le fasi produttive.

Federazione Moda Italia chiede al Governo una serie di misure urgenti per il rilancio. Tra queste, un “Patto etico di filiera” con i fornitori, per limitare la concorrenza sleale di outlet, e-commerce e vendite riservate. Sul fronte fiscale, si propone una detrazione d’imposta per l’acquisto di prodotti sostenibili, l’introduzione di un’aliquota IVA agevolata per l’abbigliamento, una cedolare secca sugli affitti commerciali con canoni calmierati, e agevolazioni per chi investe in innovazione e rinnovo dei negozi.

Altro punto critico è lo smaltimento delle rimanenze di magazzino, per cui la federazione sollecita un contributo economico, oltre a detrazioni fiscali per le imprese che si insediano in locali sfitti, con l’obiettivo di contrastare la desertificazione commerciale e rivitalizzare i centri urbani.

Il settore si appella alle istituzioni per un intervento strutturale, che sostenga il retail moda nella transizione verso modelli più sostenibili e competitivi. “Se non si interviene – ha concluso Felloni – rischiamo di compromettere irrimediabilmente uno degli asset strategici del nostro Paese”.

Foto: FederModa – Confcommercio





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