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Piste ciclabili, l’Italia è indietro: resta bassa la spesa dei fondi del Pnrr


La mobilità urbana sostenibile con le due ruote è tra gli obiettivi del Piano ma rischia il fallimento

In molte città del mondo la mobilità è il parametro con cui si misura la qualità della vita urbana. Quella in bicicletta è addirittura iconica. I reali di Paesi del nord Europa ci hanno abituato ad immagini leggere di passeggiate sulle due ruote. Anche in Italia ci sono stati ministri e sindaci contenti di farsi vedere in giro in bici mentre vanno al lavoro.

Non sono stati questi esempi, però, a far mettere 466 milioni di euro nel Pnrr per la mobilità lungo piste ciclabili. I soldi sono destinati a centinaia di chilometri di percorsi sicuri da costruire in base ai tempi del Piano, per la difesa dell’ambiente e minore inquinamento. Più di qualcosa si è inceppato, tuttavia, se molti euro sono rimasti sulla carta. Lo storico difetto della burocrazia di casa nostra, questa volta si accoppia alla stanchezza nel presentare progetti per ottenere i finanziamenti.

Piste ciclabili: i rischi e le opportunità

Ad oggi sono stati spesi solo 53,8 milioni del Pnrr, pari ad un modesto 11,5% del totale. Le ciclovie ipotizzare, sotto la spinta di associazioni ambientaliste e dell’industria delle biciclette che vale 2 miliardi di euro, hanno la doppia funzione di aiuto per i residenti e beneficio per i turisti. Vi stiamo rinunciando? Ovunque in Europa sono state realizzate le corsie, hanno prodotto effetti economici e sociali poco contestabili. “La situazione è particolarmente preoccupante per la sottomisura delle ciclovie turistiche: dei 266,57 milioni disponibili per finanziare 40 progetti, la spesa effettiva è addirittura al 4,5%; appena 12 milioni “, dice Antonio Lombardi presidente di Federcepicostruzioni. La pigrizia con la quale le istituzioni perseguono gli obiettivi della nuova mobilità fa temere un clamoroso insuccesso rispetto alle scadenze del 2026.

“Abbiamo forte il timore che nelle prossime rinegoziazioni gli interventi possano essere ridimensionati o che addirittura le risorse possano essere dirottate altrove” continua Lombardi. Lo sviluppo di piste ciclabili e ciclovie richiede anche la creazione di infrastrutture adeguate, di altri investimenti sociali, di cui soprattutto nelle aree metropolitane c’è grande bisogno. I tempi per recuperare i ritardi quasi non ci sono più tra progetti da preparare, appalti, autorizzazioni, apertura di cantieri. Ma una speranza c’è e può venire dalle decine di città annebbiate da CO2 e polveri sottili. Che non sia l’ultima a morire, però.



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